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Presenza di microplastiche e nanoplastiche negli alimenti: un rischio emergente?
- 11 Aprile 2019

Oggi più che mai stiamo assistendo ad un cambiamento del panorama globale causato dall’impatto delle plastiche sugli habitat naturali e sulla fauna selvatica. Quello della plastica rimane, indubbiamente, il tema più discusso dei nostri giorni, ma siamo davvero consapevoli dei potenziali danni che la plastica arrecherà all’uomo?
L’inquinamento compromette l’ambiente che ci circonda e inevitabilmente l’ambiente che ci circonda compromette ciò mangiamo.
Nel 2016 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) affronta la questione pubblicando un report sulle microplastiche e sulle nanoplastiche presenti negli alimenti con il fine di valutare il rischio di esposizione per l’uomo.
Ma cosa sono le microplastiche e cosa sono le nanoplastiche?
Per microplastiche si intendono particelle dell’ordine dei micrometri (µm) di dimensioni comprese tra 0.1 e 5.000 µm (ovvero 5 mm). Le microplastiche possono essere primarie (polveri di plastica, microsfere impiegate nelle formulazioni cosmetiche) o, più frequentemente, secondarie (frammentazione dei rifiuti in plastica nei mari, prodotti detergenti, dentifricio, fibre tessili disperse negli oceani).
Le nanoplastiche, invece, sono molto più piccole poiché derivano dalla frammentazione delle microplastiche e possono misurare da 1 a 100 nanometri.
Oggi l’EFSA è riuscita a stimare la concentrazione delle microplastiche all’interno dell’intestino dei pesci e in particolare nei crostacei e nei molluschi bivalvi (ostriche, cozze, ecc). In questo scenario l’uomo risulta non esposto alle microplastiche presenti nei pesci poiché questi, prima di essere consumati, vengono privati del tratto gastrointestinale, porzione anatomica in cui si accumulano tali micro-particelle.
Lo stesso non si può dire per i molluschi bivalvi, i quali vengono, invece, consumati per intero.
E’ ormai noto che le microplastiche possiedono la capacità di accumulare contaminanti nocivi quali i policlorobifenili (PCB) e i famosi idrocarburi policiclici aromatici (IPA). L’EFSA ha stimato che una porzione di cozze di 225 g potrebbe contenere 7 microgrammi di microplastica e di conseguenza concentrazioni non irrilevanti di PBC e IPA. Non si è ancora proceduto a stimare i livelli medi di assunzione delle nanoplastiche per i prodotti ittici.
Per L’EFSA questo report rappresenta il trampolino di lancio per procedere con ulteriori studi sulle micro e nanoplastiche.
Obiettivo dell’Autorità Europea sarà quello di analizzare il potere tossico delle particelle, di valutare e quantificare la loro presenza nei mari, nonchè la loro eventuale assunzione da parte della fauna circostante, al fine di stabilire un quadro mirato alla sicurezza alimentare globale.
Articolo a cura della Dott.ssa Rachele Badalamenti